Abbiamo detto più e più volte che la nostra comunicazione non si basa solo sul messaggio nudo e crudo e quindi sulla parte verbale, ma anche sul para-verbale (voce, tono, ritmo, cadenze, pause) e sul non-verbale (postura, mimica facciale, prossemica).
Attraverso il nostro “vivere” l’ambiente che ci circonda, mandiamo dei messaggi e parliamo di noi, anche se stiamo in silenzio. Il modo di camminare, ad esempio, è un qualcosa di strettamente individuale, tanto che siamo in grado di riconoscere qualcuno, anche di spalle o da lontano, in base al suo passo.
Oggi proviamo ad approfondire questo aspetto, sperando possa appassionarvi, come è successo a me, al linguaggio del nostro corpo e ai suoi segreti.
Iniziamo dicendo che il nostro passo è influenzato dalla condizione fisica di quel momento: ad esempio se siamo affaticati o abbiamo preso una storta il nostro modo di camminare sarà chiaramente alterato.
Inoltre, anche la nostra professione lascia un’impronta nel nostro modo di muoverci: ad esempio una modella avrà imparato ad essere più eretta e fluente, mentre uno sciatore sarà più coordinato e stabile. In ogni caso la nostra andatura mostra di noi atteggiamenti e attitudini.
Una volta acquisite stabilità ed equilibrio, verso i 12-18 mesi di età, cominceremo a rendere personale il nostro modo di muoverci, ma non si tratta solo di spostarsi nello spazio: lunghezza del passo, intensità con cui si appoggia il piede a terra, tradiscono la nostra personalità e l’emozione che proviamo.
Se siamo nervosi camminiamo più velocemente per scaricare la tensione.
Se proviamo vergogna, più facilmente guarderemo a terra e il passo sarà leggero.
È chiaro che questi atteggiamenti non necessariamente devono “incasellare” le persone in certe categorie, ma ci possono dare un’idea della tipologia di persona che abbiamo di fronte e in che stato d’animo si trova in quel momento.
La persona dispotica, collerica, permalosa, pignola e perennemente in corsa contro il tempo, cammina come se fosse impegnato in una marcia o una maratona, con falcate ampie, veloci e decise.
Una persona invece insicura, schiva, timida camminerà con un passo più corto, rapido, quasi rasente al muro per non farsi vedere/sentire, muoverà poco il busto e la testa sarà racchiusa tra le spalle.
Anche il nostro stato emotivo può riflettersi nella nostra camminata:
- chi è arrabbiato ha un passo scattante, pesta i piedi e flette parecchio i gomiti;
- chi è felice avrà un passo spedito, ma non “marziale” come chi è in collera, con i gomiti piegati, ma in modo armonioso, meno robotico;
- chi è triste ha una camminata simile a chi è depresso: arranca, trascina i piedi e le braccia sono quasi incollate al corpo;
Queste indicazioni valgono in relazione al modo di camminare abituale di una certa persona: è chiaro che chi sta perdendo il treno avrà una falcata decisa e veloce, ma non per forza sarà collerico; oppure un timido se incrocia le persone che lo mettono in imbarazzo potrebbe accelerare il passo, ma per cambiare direzione.
Il trucco per imparare a riconoscere una persona da come cammina è soffermarsi ad osservare le persone attorno a noi. Si imparano tantissime cose anche solo osservando persone, ambiente, dinamiche che nascono dalle diverse interazioni. Ti invito a perdere qualche minuto del tuo tempo, magari quando sei in fila al supermercato, oppure in coda allo sportello della Posta, ad osservare chi ti circonda e a provare ad immaginare in che stato emotivo si trova.
Ti scoprirai molto più vicino alle persone che ti gravitano intorno perché riuscirai ad immedesimarti in loro. Questa si chiama empatia!
Fai solo attenzione nell’osservare perché, se fissiamo qualcuno, è facile che questa persona cercherà di muoversi in modo più spedito, cercando di sfuggire al nostro sguardo, mentre, se sarà comunque a suo agio, potrebbe essere che rallenti e magari ci scappa pure un sorriso o un “Buongiorno”!