Cosa si intende per Leadership? Chi è davvero il Leader? Quali sono i diversi stili che un Leader può utilizzare? Come si distingue un Leader Multiplier?
Vorrei provare con voi a rispondere a queste domande, sperando di riuscire a fare un pò di chiarezza in merito….
Cos’è la leadership?
La leadership in realtà potrebbe avere diverse definizioni, basate sull’esperienza di chi ne sta parlando. A me piace definirla come la capacità di guidare e motivare persone differenti, al raggiungimento di un obiettivo ben preciso, comune e condiviso.
Goleman ci aiuta a spiegarla con questa definizione:“… capacità di influenzare la gente e aiutarla a lavorare meglio per raggiungere uno scopo finale, comune”
Chi è il leader?
Il Leader è appunto colui che guida e motiva il gruppo al raggiungimento dell’obbiettivo/risultato.
Per essere o diventare un buon leader è fondamentale possedere una serie di caratteristiche personali e sociali che aiutino al coordinamento del gruppo.
Tra le più importanti e imprescindibili ci sono sicuramente l’intelligenza emotiva, l’empatia, il carisma, la disponibilità, l’umiltà, l’autoconsapevolezza, la capacità di valorizzare ogni singolo membro del proprio team e deve avere spiccate doti comunicative e di problem solving.
Dovrebbero inoltre emergere dinamicità e flessibilità nel ruolo e nella professione operata, per tenere, a seconda dei casi e dei momenti, comportamenti più rigidi e perentori oppure più dolci e moderati.
Gli stili della leadership
Normalmente si parla di 6 stili di leadership.
Io oggi con voi vorrei soffermarmi sui 3 principali che credo siano quelli che delineano in modo preciso le tre macro aree di comportamento (autoritarismo, persuasione e democrazia).
Ve li illustro brevemente:
Stile direttivo
“Ho deciso” o “E’ stato deciso di…”
E’ incentrato sull’autorevolezza: chi comunica fa capire che la decisione non è in discussione.
La sua forza comunicativa non lascia spazio a repliche.
QUANDO SI APPLICA?
· Nei casi in cui le decisioni da prendere sono di livello gerarchico superiore alle persone interessate (Ad es. una strategia aziendale);
· Quando la decisione non può essere modificata;
· Quando la motivazione vacilla a discapito delle performance.
COMUNI ERRORI
· Tentare un inutile coinvolgimento o persuasione;
· Farsi forza dichiarando che “la decisione non è nostra!”
· Parlare troppo e giustificarsi
Stile partecipativo
“Cosa proponi?”
È incentrato sul diritto e dovere di tutti di partecipare al processo decisionale, fornendo il proprio contributo e la propria competenza. Garantisce un clima organizzativo positivo e condiviso e fa leva sui bisogni emozionali per creare una motivazione condivisa.
QUANDO SI APPLICA?
· Nei casi in cui la decisione cade anche nell’area di competenza altrui.
· Nei casi in cui il coinvolgimento degli altri è parte integrante del successo della decisione e il raggiungimento dell’obiettivo
· L’impatto sul morale è molto positivo e tutti collaborano alla realizzazione della vision aziendale
COMUNI ERRORI
· Usare uno stile direttivo (abuso di potere o prevaricazione) non necessario
· Fare finta di coinvolgere per poi portare avanti la propria idea, ignorando le proposte altrui.
(Se vogliamo affermare la nostra idea dobbiamo persuadere non fingere il coinvolgimento).
Stile persuasivo
“Ho una proposta molto interessante…”
È incentrato sul diritto e dovere di ognuno di convincere gli altri sulla bontà delle proprie idee e decisioni.
QUANDO SI APPLICA?
Nei casi in cui si voglia affermare una propria idea, senza avere l’autorità per farlo e senza voler prevaricare.
COMUNI ERRORI
· Fare perno sulle proprie motivazioni anziché quelle altrui;
· Improvvisare il processo persuasivo;
· Non fare emergere i benefici della proposta.
Tutti i vari tipi di leadership definiti da Goleman presuppongono quindi un requisito fondamentale: una buona capacità di comunicazione.
E il leader multiplier? Di cosa si occupa?
Guidare un team come un leader multiplier, permette di liberare il talento naturale di ogni componente del gruppo, riuscendo ad ottenere di più dalle persone (abilità di problem solving, maggiore focus sull’obbiettivo, realizzazione…)
In 5 fasi, ecco come un leader multiplayer aiuta nel moltiplicare il talento naturale dei propri collaboratori:
1. Identificare il talento naturale di ciascuno e capire come metterlo in pratica a livello lavorativo
2. Ridistribuire gli incarichi e le responsabilità all’interno del team in modo che siano più in linea con il talento di ognuno
3. Lasciare maggiore spazio “di manovra” dei singoli, delegando loro la decisione sul COME svolgere i compiti assegnati, così da dare più responsabilità
4. Alle normali attività di routine aggiungere un progetto personale e parallelo che sia “nelle corde” della persona a cui viene assegnato
5. Sottolineare ed apprezzare il lavoro dei collaboratori quando necessario; l’impatto positivo che può avere il “rinforzo” aiuta autostima e autodeterminazione del singolo, giovando però a tutto il gruppo.
La maggior parte delle persone si è trovata almeno una volta nella condizione di dover lavorare con un Diminisher (ovvero un leader che tende a reprimere le capacità altrui). Guidare come un Multiplier è importante perché i Multiplier ottengono di più dalle persone.
La ricerca di Liz Wiseman, ricercatrice e consulente esecutiva che insegna leadership ai dirigenti di tutto il mondo, dimostra che anche chi solitamente è performante, riesce a dare il doppio dell’energia e delle idee ad un capo Multiplier rispetto ad uno Diminisher (dal libro “Multiplier: Come accendere l’intelligenza delle persone”).