“Presumo che un tempo leadership significasse muscoli; ma oggi significa andare d’accordo con la gente”
Mahatma Gandhi
Si dice che vi siano 7 segreti per il successo (The seven secrets of success, Webster R.), sette pilastri di saggezza (I sette pilastri della saggezza – Bompiani) e sette i peccati capitali.
La ricorrenza del numero sette potrebbe essere legata al fatto che apparentemente 7 +/- 2 sia anche il limite nella capacità di processare informazioni del nostro cervello.
Sono 7 anche gli elementi essenziali della leadership consapevole:
- Coraggio
Se esistesse un manuale di leadership vichingo probabilmente comincerebbe con le parole “Vai e muori con le tue frecce davanti!”. Lo stesso manuale probabilmente si concluderebbe con le stesse parole….
C’è una spiegazione per questo: i vichinghi credevano che fosse un onore scendere in battaglia e che cadere in combattimento li avrebbe portati da giovani creature amorevoli in paradiso. Il problema è che per arrivare lì non bastava morire in battaglia, bisognava anche morire con le proprie frecce davanti, ovvero fronteggiando il nemico! La metafora cattura a pieno l’elemento essenziale della leadership consapevole: ci vuole coraggio (e bisogna metterci la faccia!)
Senza coraggio non arriviamo da nessuna parte e, quindi, non possiamo nemmeno guidare altri verso una meta. Il coraggio ci permette di prendere coscienza di chi siamo veramente, di dove stiamo andando e di aiutare gli altri a risvegliarsi e raggiungere i propri obbiettivi.
Senza coraggio faremmo solo ciò che abbiamo fatto ieri, ogni giorno, ancora e ancora, senza individuare una strada migliore di quella già percorsa.
- Carisma
Il vero compito di ogni Leader è quello di fornire alle persone l’ispirazione necessaria ad essere più consapevoli: esserci, vivendo nella realtà, essendo soddisfatti di noi stessi. Un leader saggio aiuta a scegliere e quindi a vivere con saggezza. Il carisma in questo aiuta a trasmettere agli altri l’ispirazione per andare alla ricerca delle novità e delle soluzioni alternative.
Il leader carismatico fa sentire le persone speciali, dedicando loro tutta l’attenzione di cui hanno bisogno.
- Essere guide, non controllori
I grandi leader (Nelson Mandela, Madre Teresa) trasformano le persone che guidano e lo fanno trasformando sé stessi, riconoscendo in loro una potenziale grandezza, che altrimenti potrebbe non venire mai alla luce. Un buon leader aiuta gli altri a scoprire e a credere nelle loro capacità scoprendo e credendo nelle proprie; è come un direttore d’orchestra, fa in modo che le energie individuali si esprimano armoniosamente, ottenendo un prodotto collettivo superlativo.
- Ascoltare il segnale anziché il rumore
Essere pienamente consapevoli significa ascoltare veramente le persone e in ambito professionale questo significa ascoltare sia coloro che lavorano con noi sia coloro per i quali lavoriamo.
Ascoltando veramente scopriremo dove le persone devono essere condotte, non dove loro pensano di voler andare o dove noi pensiamo debbano andare.
- Entusiasmo
Come possiamo ispirare entusiasmo negli altri, se siamo noi i primi a non provarlo?
Una persona entusiasta del proprio lavoro può condurre naturalmente se stessa e gli altri a grandi risultati attraverso il lavoro, poiché l’entusiasmo, come la consapevolezza, è contagioso.
Per condurre gli altri in luoghi splendidi dobbiamo fare esperienza della meraviglia che è la vita e dobbiamo essere entusiasti del potenziale di questa!
- Consapevolezza non giudicante
Può sembrare che l’essere consapevoli in modo non giudicante e l’essere grandi leader siano due cose che si escludono a vicenda. In realtà essere consapevoli in modo non giudicante è la chiave per essere una grande guida. Può sembrare che la leadership comporti per definizione il giudizio in quanto richiede di esprimere valutazioni (valutando le performance di coloro che lavorano con noi). Ma è inevitabile?
Forse quando giudichiamo gli altri, sul piano professionale e personale, presumiamo che una persona decida coscientemente di fare certe cose che ci deludono sul piano professionale e personale. Ma è così?
Se siamo empatici per vedere le cose dal punto di vista altrui, anche da quello di coloro che in qualche modo si fanno “dirigere” da noi, riusciremo a renderci conto che in realtà quello che fanno ha perfettamente senso per loro.
Può quindi avere senso anche per noi? Un leader deve necessariamente accettare che può anche non avere ragione; essere consapevoli in modo non giudicante significa proprio permettersi uno sguardo più creativo sugli apparenti errori (propri e altrui) riducendo la tendenza ad “etichettare” qualcosa come uno sbaglio.
Gli sbagli sono da vedere come opportunità di cambiamento positivo, utili ad ispirare le persone per cui e con cui lavoriamo.
- Unità
Spesso la leadership irragionevole e insensata produce scontri tra le volontà individuali delle persone che vogliono tutte comandare invece di essere comandate. E’ paradossale come le persone che desiderino fortemente “comandare” spesso non siano affatto dei buoni leader.
Se siamo leader per compiacere il nostro ego e spadroneggiare sugli altri, finiremo per ritrovarci soli e insoddisfatti. Se la esercitiamo per gli altri, perché possiamo aiutarli ad arrivare dove stanno andando, allora ci ritroveremo in uno stato d’unità e profonda soddisfazione. I grandi leader riconoscono che anche gli altri hanno talento e li aiutano a crescere e ad esibire il loro talento, guidandoli nel percorso, cercando di evitare scottature troppo gravi.
Una buona leadership non significa distinzione fra chi guida e chi è guidato, bensì riconoscimento dell’unità delle relazioni professionali.
Cosa ne pensate? Quale punto sentite più vostro?
Vi ritrovate come leader, in queste descrizioni oppure pensate di avere ancora margine di miglioramento?
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